WRITING "DIFFERENZE DI GENERE NELL'AMBIENTE DI LAVORO: OPPORTUNITÀ O DISCRIMINAZIONE?" - RACCONTI DA VOTARE



Fine delle trasmissioni


Da quando Camilla aveva messo piede per la prima volta in quella redazione, col fiato corto, nonostante i suoi ventidue anni, per tutti i gradini che aveva dovuto affrontare, non pensava più ad altro. Avrebbe potuto prendere l’ascensore e fare il suo ingresso da diva, direttamente al settimo piano della redazione di Telesqualo, la Tv locale più seguita della sua città, ma aveva preferito farsela a piedi. Gradino dopo gradino prendeva coraggio e pregustava il sapore della vittoria: stava realizzando il suo sogno, lavorare in una emittente televisiva. Era telegenica: occhi ipnotici, blu e profondi. I capelli biondi, mossi, le incorniciavano poi le incorniciavano un viso di porcellana, dai lineamenti regolari e delicati. Le labbra e la voce erano estremamente sensuali. Al suo primo ingresso in redazione Camilla ebbe una lieve vertigine: non aveva mai visto tanti uomini, giovani e belli, in un colpo solo. Le avevano detto che il caporedattore, Vittorio Reggi, era uno “sciupafemmine” irresistibile. Si guardò intorno, curiosa di vedere da vicino le donne dell’harem di uno degli uomini più desiderati e apprezzati della città. Erano tutte molto curate, un trucco impeccabile, neppure un ricciolo fuori posto, scollature abbondanti e tacchi alti. Diede uno sguardo al gabbiotto del capo, ma restò delusa: era vuoto. Le venne incontro un ragazzotto occhialuto, aria alla Clark Kent, e per questo soprannominato Superman. Era il vice-caporedattore e la stava aspettando. La scortò, tra gli occhi curiosi e un po’ famelici dei suoi nuovi colleghi. Contò quindici giornalisti. Quindici uomini. Era arrivata agli Spettacoli. “Superman” il vicecapo, dotato di una erre moscia che lo rendeva più sexy che credibile, l’aveva consegnata a Ginevra Gentilini, la responsabile del settore in cui Camilla avrebbe lavorato fino a ottobre: avrebbe avuto quattro mesi per farsi notare e assumere per sempre. Ginevra la accolse con una nota di agenzia tra le mani e nessun sorriso. “Benvenuta. Il capo non c’è oggi - le disse senza troppi complimenti – e cominci subito. Quella è la tua scrivania. Tieni, è arrivata questa nota dell’Ansa. Fai un servizio da sei minuti. Questi sono artisti famosi, si esibiscono per tutta la settimana. Intervistali. Lavorerai con me, per Dietro le Quinte, che va in onda il sabato, dopo il tg delle tredici. Seguirai qualche spettacolo, la sera.” Camilla si mise subito all’opera. “Chi c’è alla Cultura?” – chiese. “Una collega che oggi è di corta” – rispose Ginevra, senza distogliere gli occhi dal pezzo che stava scrivendo. “Di corta vuol dire che è nel suo giorno libero” – precisò, vedendola un po’ smarrita. “La conoscerai domani. E’ brava più di tutti quelli lì messi insieme – disse indicando i colleghi dello Sport e dell’Economia - però è una donna, quindi fa la Cultura”. Camilla finse di non cogliere l’amarezza delle parole di Ginevra: in quel momento faceva ciò che desiderava, la giornalista televisiva. Il suo sogno si stava realizzando, anche se le era costato la rottura con il fidanzato, Marco, contrario a una futura moglie giornalista. Col nuovo amore era anche peggio: Federico la osteggiava apertamente. “Quello non è un lavoro per donne” – le ripeteva lui come un mantra. Camilla lo sapeva, ma amava quella professione. La competizione in Tv era alta e ai colleghi uomini il successo arrideva più facilmente. Le donne non mancavano, ma erano relegate a ruoli minori. Federico era diventato nervoso, geloso del fonico e dell’operatore, soprattutto dell’operatore, che seguiva Camilla ovunque. A metà settembre cominciò il “toto-assunzioni”. Il suo capo l’aveva notata e adocchiata. Camilla sperava di stabilizzarsi in redazione. Sapeva bene però che, tra lei e un uomo, la Direzione avrebbe scelto il collega maschio. Tuttavia, sperava. Quel giorno, un venerdì pomeriggio, contratto in scadenza e l’ultimo pezzo per la rubrica da chiudere, il capo dei capi, vedovo e sexy, le appoggiò una mano sulla spalla. “Sto andando a casa. Raggiungimi, ti devo parlare” – le disse Vittorio perentorio. Camilla si innervosì: subiva il fascino di Reggi. Chiuse il suo servizio e uscì. Vittorio la stava aspettando, vicino alla sua auto. “Sali” – fece lui deciso, aprendole lo sportello dell’Audi nera, e lei non poté che obbedire. In pochi minuti arrivarono su un’altura panoramica, deserta. Lui spense il motore dell’auto e accese il suo. Le si avvicinò e cominciò a baciarla. “Potrei farti assumere – farfugliava confuso, alitandole sul collo – se tu fossi più gentile con me. Avanti, che aspetti? Vieni qui, avvicinati”. Camilla si divincolò e scappò dall’auto più velocemente che poté. Arrivò a casa e pianse. Vittorio le stava offrendo il lavoro dei suoi sogni, ma un prezzo troppo alto da pagare. Sentì il rumore dei sogni che si infrangono, come di vetro rotto. La mattina dopo Camilla era di pessimo umore. Ginevra Gentilini l’accolse con un calice di champagne. “Che è quella faccia? Ti è morto il gatto? Sorridi – le disse con un tono ironico - brindiamo ad Andrea, appena assunto a vita dalla nostra emittente”. Camilla guardò il gabbiotto del capo. Vittorio non c’era. “E a cosa dobbiamo questa assunzione? – chiese a mezza bocca alla Gentilini – quale servizio speciale lo ha innalzato al di sopra di tutti?” Ginevra la prese sottobraccio e le disse piano che non c’era alcun merito particolare. Era soltanto un uomo.

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  2. Io voto " Fine delle trasmissioni"

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